Meglio lavorare in azienda o fare il libero professionista?
3 criteri da considerare per decidere cosa fare del nostro futuro
Negli ultimi anni la narrativa del "lavorare alle tue condizioni" è diventata molto popolare.
Una specie di soluzione definitiva per chi vuole più flessibilità senza diventare imprenditore.
Ma la realtà è più complessa e sfaccettata.
La domanda non dovrebbe essere a mio avviso "meglio dipendente o freelance?", ma piuttosto "come costruisco un percorso che mi dia più opzioni possibili?".
Cosa vedremo
Il mito della stabilità
Serve lavorare in azienda?
La strategia dell’opzionalità
3 criteri per valutare ogni esperienza lavorativa
Il mito della stabilità
Molti continuano a considerare il lavoro dipendente come sinonimo di stabilità e quello da libero professionista come sinonimo di libertà.
Entrambe le percezioni non sono davvero corrette a mio modo di vedere.
La verità è che oggi, possiamo dirlo con sicurezza, nessun lavoro è stabile.
Né il contratto a tempo indeterminato, né la partita IVA.
Negli Stati Uniti, dove l'employment-at-will è la norma, puoi essere licenziato in qualsiasi momento senza motivo.
In Germania e Australia, nel corso degli anni, ho visto 4 round di licenziamenti in tronco di miei colleghi con contratti sicuri.
Quando lavoravo in Zalando, un giorno di Marzo qualsiasi, alle ore 10:00, convocano una riunione straordinaria del dipartimento marketing e licenziano in tronco 200 persone con contratto a tempo indeterminato senza preavviso.
Ma anche in Italia, dove è più difficile licenziare, le aziende cambiano priorità e tagliano i costi appena possono.
L'ondata di licenziamenti mondiali nel mondo tech degli ultimi due anni ce l'ha dimostrato chiaramente.
Se guardiamo invece l’altra faccia della medaglia, quella del libero professionismo, ci rendiamo conto abbastanza in fretta che "fare quello che vuoi" è un concetto che funziona solo sulla carta:
spesso sei costretto ad accettare progetti che non ti piacciono, sopratutto all’inizio
capita di lavorare con clienti con una personalità non in linea con i tuoi valori
a volte i progetti sono meno divertenti o strutturati rispetto a quando lavori in azienda
si lavora con budget più piccoli
La libertà diventa dipendenza dai progetti che trovi e dai problemi che incontri sul mercato.
In breve, la sicurezza vera non viene dal tipo di contratto, ma dal possedere competenze molto richieste, autorità e credibilità.
L'azienda come acceleratore
Si riconosce subito chi non ha mai fatto esperienze aziendali strutturate.
Dal modo di gestire i progetti, comunicare con i colleghi, negoziare le deadline con stakeholders e clienti.
Questo non vuol dire che chi non lavora in azienda non sappia farlo, ma solo che è più probabile acquisire in fretta questa competenza se un’organizzazione te lo insegna.
Non è un caso che le società di consulenza e le agenzie siano riconosciute come un ottimo punto di partenza professionale per imparare in fretta.
Lavorando su decine di clienti e progetti, devi imparare come gestire la complessità e hai spesso colleghi che lo hanno fatto prima di te.
L'azienda, quando ha il team e la struttura giusta, funziona come un acceleratore di competenze che da solo non potresti mai permetterti:
Hai accesso a risorse e budget: da dipendente puoi gestire budget di marketing da 100k€/mese per cliente, coordini team di 10 persone, lavori su progetti da milioni di fatturato. Come freelance all'inizio, probabilmente non succederà
Ricevi mentorship diretta: i tuoi capi sono concettualmente coach professionali pagati dall'azienda per farti crescere. Un Senior Director che ti dedica 2 ore a settimana vale più di un corso online. Il problema è legato al “chi”. Se non hai il giusto capo e non sei nel giusto team, meglio cambiare
Alleni le soft skills: presentare una strategia ad un team di persone in presenta, negoziare con il CFO per aumentare il budget, gestire conflitti con colleghi di altri team, presentare a un board, scrivere email strutturate. Queste competenze si possono affinare bene grazie al confronto con altri colleghi in azienda. Se non lavori con altre persone, non sei esposto agli stessi stimoli
Crei un network a lungo termine: i colleghi di oggi sono i clienti o i partner di domani. Ogni relazione aziendale diventa di fatto un investimento nel tuo futuro professionale. Io stesso continuo a collaborare con vecchi capi e colleghi con cui ho lavorato +5 anni fa.
La strategia dell'opzionalità
L'errore più comune è pensare in termini di arrivo e destinazione finale: "voglio diventare senior manager" oppure "voglio mettermi in proprio".
L'approccio vincente è invece secondo me quello dell'opzionalità.
Cosa si intende con opzionalità?
Vuol dire costruire un profilo che ti permetta di scegliere tra diverse modalità di lavoro, senza limitarsi ad una sola opzione.
Elena Verna, ex VP Growth di Dropbox e al momento alla guida del Growth di Lovable, lo ha spiegato bene:
“Il vero career flex non è raggiungere un titolo o creare un'azienda, ma avere la possibilità di dire no. Di scegliere con chi lavorare, come lavorare, quando lavorare.”
La domanda strategica da porsi ogni 6-12 mesi è:
"Questa esperienza sta ampliando o riducendo le mie opzioni future?"
Se stai imparando nuove competenze, costruendo relazioni di valore e aumentando la tua visibilità, stai investendo bene il tuo tempo.
Se stai solo ripetendo le stesse attività senza crescita, è il momento di cambiare.
Il networker: basse competenze, network esteso
L’esperto isolato: alta competenza, network limitato
La zona di rischio: basse competenze, network limitato
Come raggiungere la massima opzionalità
Con alta competenza strategica e tecnica + network esteso
🎁 Invita colleghi e amici a iscriversi, ricevi risorse bonus in cambio
I 3 pilastri per valutare un’esperienza lavorativa
Queste sono le tre dimensioni che personalmente ho sempre considerato quando ho dovuto riflettere sul mio percorso professionale in azienda e fuori.
Si tratta di domande apparentemente semplici ma non scontate.
1. Cosa sto imparando?
Non solo in termini di competenze tecniche. Le competenze più utili spesso sono quelle trasversali:
Come si gestisce la comunicazione quando hai opinioni divergenti da qualcuno
Come si negozia con colleghi o clienti con un carattere difficile
Come si gestisce un team
Come si fa training a un team di 5-10 (o più) persone
Come si presenta una strategia al Director/CMO/CEO
Se acquisisci conoscenze che non potresti ottenere da solo, l'investimento di tempo è giustificato.
2. Chi sto incontrando?
Le relazioni costruite nel lavoro dipendente, come dicevo prima, diventano i tuoi sponsor quando deciderai di metterti in proprio.
Il tuo ex capo diventa un cliente tramite la sua nuova azienda quando farai consulenza.
Il collega che passa in un'altra azienda ti chiama per un progetto.
L’azienda con cui hai collaborato ti consiglia e introduce al suo network.
Sappiamo tutti quanto conoscere le persone giuste aiuti a fare progressi molto più velocemente.
Vale la pena investire tempo e attenzione, sia per migliorare la qualità della nostra vita (siamo circondati da persone interessanti), sia per creare connessioni che ci aiuteranno in futuro.
3. Sto creando un asset?
Prima di iniziare come libero professionista, la cosa più utile e intelligente è lasciare che siano i feedback esterni a validare le tue competenze:
commenti positivi dai capi sui tuoi risultati
richieste di consulenza da ex colleghi
engagement sui tuoi contenuti professionali online
Questi segnali ti dicono se il mercato è disposto a pagarti per le tue competenze.
Senza questa validazione, rischi di buttarti troppo presto. Se credi che questa sia la soluzione giusta, puoi farlo, ma avrai meno elementi per minimizzare il rischio.
Il futuro del lavoro
Tempo di previsioni che lasciano il tempo che trovano, ma proviamoci lo stesso.
Le dinamiche del mondo del lavoro stanno cambiando velocemente.
È evidente che l'intelligenza artificiale stia accelerando tutto: i cicli di innovazione, i cambiamenti di priorità, le responsabilità esecutive dei membri del team.
Penso che le aziende avranno sempre più bisogno di competenze specifiche per periodi limitati, piuttosto che di dipendenti statici per periodi lunghi.
Non è un caso che in negli ultimi anni si sia consolidato il modello "fractional", adesso anche in Italia.
Si tratta di professionisti senior che si uniscono ai team aziendali come consulenti specializzati in un campo.
Un pò come un SaaS: le aziende "sottoscrivono un abbonamento" a competenze specifiche, fino a quando ne hanno bisogno.
Per avere massima flessibilità in futuro, penso che tutti avremo bisogno di competenze profonde in un'area specifica + competenze trasversali che permettono di adattarsi a contesti diversi.
Una di queste è senza dubbio la capacità di apprendere sempre cose nuove.
Il mio percorso
La sequenza delle scelte che personalmente ho fatto nel mio percorso professionale è stata questa:
Fase dipendente in corporate per costruire competenze gestionali, network e credibilità
Fase dipendente in consulenza per sviluppare più competenze strategiche, esecutive, analitiche
Fase ibrida, mantenendo il lavoro full time e iniziando piccoli progetti paralleli
Fase sperimentale per testare il mercato con consulenze occasionali
Fase opzionale, dove ho scelto di lavorare come libero professionista, avere una boutique agency, lavorare come fractional e avere opzioni per cambiare strada in futuro
L'obiettivo finale secondo me non è l'indipendenza a tutti i costi, ma la flessibilità di adattarsi alle opportunità migliori che si presentano.
Piano d’azione
Se sei dipendente, queste sono le domande a mio avviso utili per valutare lo status quo:
sto imparando qualcosa che non potrei imparare altrove?
sto costruendo relazioni che mi apriranno porte in futuro?
i miei risultati attuali sono sufficienti per essere credibile come consulente?
Da libero professionista, mi chiedo:
ho abbastanza competenze trasversali per adattarmi ai cambiamenti del mercato?
il mio network è abbastanza ampio e diversificato? Chi altro dovrei conoscere?
sto costruendo un asset (reputazione, contenuti, processi) che mi differenzi?
In entrambi i casi, è utile iniziare a condividere le proprie competenze online.
Scrivere, condividere, commentare, partecipare alle discussioni nel tuo campo.
La visibilità è complicata da raggiungere sopratutto oggi (anneghiamo nei contenuti), ma è l'asset più sottovalutato per costruire opzionalità.
Penso che il futuro del lavoro sarà fluido, personalizzato e basato sulle competenze.
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Ci vediamo alla prossima edizione!
Un abbraccio,
Simo
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Grazie mille Simone, non ero iscritto a questa newsletter ma non ci ho pensato su due volte a farlo ora!! Ho percepito molto valore dalle tue parole che condivido pienamente. Purtroppo il mio percorso non è stato "lineare" come il tuo e attualmente mi trovo a svolgere attività da freelance da due anni ma con nessuna esperienza in agenda/azienda alle spalle. È molto difficile e a volte avvilente ma le domande nella sezione "piano di azione" hanno accesso una lampadina. Grazie ancora! S
Grazie Simone! Eh sì, questa analisi di profonda consapevolezza mi è arrivata giusta giusta ora, che sto decidendo se mollare o meno un asset che mi piace, che mi ha dato la possibilità di mettermi alla prova come formatrice ma che mi demotiva parecchio, dato che sto facendo lezione a corsisti a cui frega niente di ciò che spiego. Il tuo pensiero mi ha fatto capire che devo concentrarmi su ciò che mi fa crescere e aumentare le mie skills, per sostenere i continui cambiamenti in corso nel mondo del marketing. Sempre grazie!